La danza e la danza tradizionale sono spesso proposte in contesti sociali da terapeuti, operatori sociali e danzatori. Viene utilizzata in laboratori e percorsi con bambini, adulti normodotati, anziani, pazienti psichiatrici e diversamente abili e con molte altre utenze.
In tali contesti, la danza mira a far sviluppare nei partecipanti la consapevolezza espressiva del corpo e del movimento, non solo a far apprendere codici precostituiti. Questo per far fronte ad una società che vuole inserire gli individui, soprattutto i più giovani, in discipline esclusivamente competitive che tendono a ingabbiare le potenzialità creative di ognuno.
Attraverso la danza il gruppo di utenti può imparare a conoscere e riconoscere il proprio corpo e ad usare il movimento come mezzo di comunicazione. Può inoltre scoprire che la qualità del movimento varia a seconda delle emozioni e delle sensazioni provate ed è strettamente collegata allo spazio usato, alla musica, al ritmo, e, non ultimo, agli altri individui: un corpo che danza rivela tanto se stesso e la persona che incarna quanto la sua appartenenza ad una società.
Un altro importante aspetto della danza è la sua insita natura sociale. La danza può motivare gli utenti alla partecipazione attiva e contribuire così ad un innalzamento della qualità della vita.
Le origini e la storia
Questa disciplina, che ci appartiene sin dalle origini, è inoltre uno strumento espressivo insito nell’essere umano: il corpo ha avuto sempre bisogno di comunicare attraverso il movimento (Sicurelli, 1997).
Quindi, perché danza come cura? che senso può avere l’utilizzo di musiche e danze tradizionali negli stessi contesti, con persone immerse quotidianamente in un ambiente così diverso da quello di cui questo repertorio era espressione?
Il recupero di tradizioni orali che fanno parte a pieno titolo della nostra memoria storica può avere valenze educative e didattiche importanti. Le danze tradizionali sono innanzitutto molto spesso collettive: la loro esecuzione richiede un controllo motorio individuale, ma coordinato alla musica e agli altri: quindi ciò che ciascuno realizza acquista significato ed ha valore nella relazione. Coinvolgono inoltre il corpo e le emozioni, accentuando il bisogno di conoscere delle regole e di adeguarsi ad esse, sviluppando il senso dello stare in gruppo, dove le energie di tutti sono indispensabili per conseguire un obiettivo condiviso.
Danza tradizionale e attività psicomotoria
La danza tradizionale comprende poi un’intensa attività psicomotoria: permettono di migliorare la conoscenza del proprio corpo e le sue potenzialità (immagine corporea, coordinazioni motorie, forma e movimento), permettono di esplorare e conoscere il proprio e l’altrui spazio, favoriscono lo sviluppo del senso ritmico, il coordinamento motorio e ritmico, favoriscono la relazione con l’Altro.
Aspetto fondamentale della danza tradizionale è quello di essere stata, soprattutto in passato, un forte elemento di socializzazione e di partecipazione alla vita sociale: era utilizzata nelle veglie organizzate da contadini dopo il lavoro nei campi, nelle “cerimonie di passaggio” (nascite, matrimoni, funerali) per aiutare l’uomo a integrare i cambiamenti e nelle feste religiose. Costituisce dunque parte della nostra identità, essendo manifestazione della cultura e del patrimonio di memoria ed esperienza delle generazioni passate.
Nel nostro paese, anche se la danza tradizionale contadina ha perso molte delle sue funzioni, continua a mantenere in piccoli contesti (anche fuori dal mondo rurale) una grossa funzione socializzante derivante dal piacere di partecipare ad un evento collettivo, ad un movimento comune, diventando un momento di incontro e condivisione, di messa in gioco del proprio corpo nella relazione con l’Altro.
A tal proposito, possiamo affermare che attraverso le danze tradizionali si può metaforicamente educare alla pace e alla convivenza democratica: sono infatti “danze di relazione” che favoriscono lo sviluppo di un gruppo coeso e rispettoso delle individualità presenti, necessitando, come accennato sopra, di tener conto dell’Altro per il raggiungimento di un obiettivo comune e stimolando negli individui appartenenza e cooperazione, valori fondamentali in un periodo storico così altamente disgregante e disgregato.
Far avvicinare gli individui al mondo tradizionale può essere importante, inoltre, non solo per ritrovare radici, ma per stabilire ponti tra passato, presente e futuro. Un essere umano senza memoria del proprio territorio è facilmente portato al consumo immediato del tempo e di tutto ciò che questo contiene. Inoltre la conoscenza delle proprie radici può permettere di avvicinarsi con maggiore consapevolezza alle radici altrui, fattore importante per produrre effetti di integrazione all’interno della propria comunità, sia con persone che provengono da altri paesi che con gli anziani, che, come vedremo in seguito, hanno bisogno di “ponti di memoria”.
Attraverso forme espressive di impatto immediato quindi (quali la danza) è possibile innescare processi di rispetto reciproco, di dialogo, di integrazione e di scambio tra culture: laddove l’incomunicabilità linguistica sembra difficilmente superabile, l’esperienza musicale e coreutica riesce ad entrare tra le sensibilità estetiche ed emotive dei singoli individui.
Per quanto riguarda le relazioni di genere, soprattutto nell’età dell’adolescenza, le barriere, anche se in parte legate al momento dello sviluppo, a volte rischiano di diventare troppo alte. La danza, che spesso prevede la partecipazione di più coppie, favorisce l’instaurarsi di relazioni positive con l’Altro, sia dello stesso sesso che del sesso opposto.
Nei laboratori con i bambini, le danze-gioco tradizionali (danze create in epocacontemporanea appositamente per il movimento dei bambini sulla struttura delle danze tradizionali) sono molto indicate. Danze tradizionali e danze-gioco per bambini, ragazzi e adolescenti, un’ottima attività psicomotoria: come per gli adulti, permettono di migliorare la conoscenza del proprio corpo e le sue potenzialità, favoriscono lo sviluppo del senso ritmico, del coordinamento motorio e ritmico, della relazione con l’Altro nell’ottica del conseguimento di un obiettivo comune.
Nel proporre danze tradizionali dobbiamo però renderci conto dell’importanza di adattare e modellare le forme coreutiche al gruppo ed al contesto in cui si lavora: si deve essere in grado di rispondere a differenti esigenze che i singoli individui esprimono più o meno consapevolmente e rendere fruibili e funzionali le consegne in modo che possano, in tempi necessari, portare trasformazioni per ogni partecipante.
Letizia Cirri.